La nostra redazione ha intervistato Andrea Mattasoglio. Andrea è un giovane ed apprezzato critico gastronomico, lavora come food-designer ed è molto seguito sui social. Ecco cosa ci ha detto!
Ciao Andrea, siamo felici che tu abbia accolto l’invito della nostra redazione. Ci parli un pò di te? Come ti sei appassionato al mondo del “food”?
Con piacere! Posso dirvi che non tutte le storie d’amore nascono con un colpo di fulmine. Alcune impiegano anni a maturare, altre rimangono piccole cotte destinate a consumarsi. Ma la mia, beh, la mia dura da quando ho memoria. Credo sia sbocciata fra le mura di casa, tra i pranzi della domenica dai nonni, con le gambe sotto il tavolo e la pancia piena. Credo siano state le leccornie di nonna. E c’è una cosa di cui sono convinto: che il cibo sappia muovere le persone, unirle, parlare per loro.
Avete mai fatto caso a quanto sia bello vedere una persona cucinare per noi? O vederla assaggiare qualcosa che abbiamo fatto con le nostre mani magari! È una forma di espressione e di cultura che ci appassiona tutti. Rende le persone più aperte, più sincere. È affascinante. Non riesco proprio a focalizzare un istante in cui mi sia appassionato a questo mondo, credo di averlo sempre avuto chiaro davanti agli occhi. Un colpo di fulmine, sì.
Sappiano che le tue passioni si sono rafforzate dopo la frequentazione di corsi e master. Dicci di più sul tuo percorso.
Il Master in Comunicazione e Critica Gastronomica a Milano è stato sicuramente il passo più significativo per approfondire e valorizzare la mia grande passione. Ho avuto la fortuna di avere compagni meravigliosi che hanno saputo rendere l’esperienza una vera e propria avventura in famiglia, ma anche professori di spessore. Tra tutti non posso non ricordare la penna sempre gentile e appassionata di Gabriele Zanatta e l’approccio eccentrico e “mind-blowing” di Carlo Spinelli. È stata la prima occasione di confronto con professionisti del settore per conoscere il cibo a tutto tondo: chef, sommelier, ricercatori, fotografi, giornalisti. Tutto questo mi ha portato a lavorare nella bellissima Verona, all’interno di un’agenzia di comunicazione specializzata nel settore Food & Beverage. È stata un’occasione di crescita importantissima.
Ho avuto colleghi eccezionali e capaci da cui ho imparato moltissimo, lavorando nella gestione della comunicazione per chef e ristoranti di livello, addentrandomi in punta di piedi nelle dinamiche del Vero mondo della ristorazione. Ma se c’è una cosa che davvero mi mancava, che trovavo a fatica il tempo di fare, era cucinare. Per me stesso, per le persone a cui voglio bene, per esprimermi. Mi sono reso conto di stare giocando la partita nella squadra sbagliata. E così sono tornato fra le montagne di casa, in Valsesia, pronto a continuare a lavorare come maestro di sci e a reinventarmi concentrandomi sul Food Design.
Sei molto apprezzato e seguito sui social. Quanto tempo dedichi alla promozione di te stesso e dei servizi che offri e come conciliare tutto ciò con gli impegni della vita quotidiana?
Il tempo che trascorro attivamente sui social è molto meno di quanto si possa pensare, ma il lavoro che sta dietro ad ogni contenuto è molto. Quando cucino, amo curare particolarmente la presentazione di ogni portata perché sia originale o, quantomeno, molto personale. Vorrei che vedendo un mio piatto le persone riuscissero a pensare immediatamente “questo l’ha fatto Andrea”. Solitamente ne preparo prima uno schizzo per poi realizzarlo, impiattarlo, fotografarlo, editarne e post-produrne gli scatti e infine condividerlo. Cerco di rispondere a tutte le persone che mi scrivono, perché se qualcuno là fuori sceglie di dedicarmi un po’ del suo tempo per un apprezzamento o un consiglio, restituirgli un piccolo segno di gratitudine mi sembra davvero il minimo. Ci tengo. E sì, tutto questo richiede tempo, ma non mi pesa affatto perché mi entusiasma! Sono un grande appassionato di cucina, scrittura e fotografia, perciò i social sono perfetti per me in questo senso. Le ricette che propongo sono piuttosto semplici in realtà, non richiedono preparazioni laboriose perché voglio che in gran parte siano accessibili a tutti, senza segreti. Una pausa pranzo è più che sufficiente per cucinare un buon piatto. E se si tratta di una passione autentica, il tempo non sarà un problema. A costo di fare le ore piccole di tanto in tanto!
Ti senti di ringraziare qualcuno in particolare che ti ha aiutato o valorizzato nel tuo percorso professionale o nella vita in generale?
Sarò banale, ma non posso fare a meno di ringraziare la mia famiglia, che sono convinto abbia sempre messo al primo posto la mia felicità. Loro non sono ristoratori, né di appassionati di cibo in realtà, fatta eccezione per le nonne (ma quale nonna italiana non lo è?). Tuttavia hanno sempre colto l’impegno che metto in ogni piatto, in ogni foto. Nei momenti importanti, hanno saputo farmi sentire il loro sostegno. Non è affatto banale, quando non si condivide lo stesso interesse.
Non è semplice saper distinguere una passione autentica da un capriccio, quando non siamo noi a provarla in prima persona. Per questo, non li ringrazierò mai abbastanza. E mi fermo qui, perché se andassi avanti la lista sarebbe troppo lunga. Ci sono persone che ogni giorno mi fanno venire voglia di essere un uomo migliore. Non posso iniziare un elenco, ma loro lo sanno. Spero sappiano profondamente quanto siano importanti per me.
La cucina si sa, è passione ed amore. Il coronavirus ha stravolto molti degli aspetti della nostra vita. Quali sono stati i riflessi di questi cambiamenti nel versante della comunicazione per il settore food? E come traghettare messaggi di positività ed ottimismo attraverso i piatti che cuciniamo o proponiamo?
Per quasi tutto il primo lockdown sono stato completamente in silenzio. Ho cucinato per me stesso, senza condividere nulla nemmeno sui social. Soprattutto perché i social non sono esclusivamente una vetrina per noi stessi, non siamo sempre protagonisti del nostro stesso palcoscenico. I social sono una finestra sul mondo. E devo dire sia stato interessantissimo fare da spettatore, osservare le persone sfornare pizze e lievitati fatti in casa, restare uniti ancora una volta grazie al cibo, trovare finalmente il tempo per mettere le mani in pasta e riscoprirsi un po’ bambini. Mi ha dato modo di pensare, di domandarmi “io cosa posso offrire a queste persone? Come posso esser loro utile?”. Oltre alla creazione di piatti per spot e pubblicità di vario genere, ho in programma una nuova rubrica su alcune testate giornalistiche per la riscoperta delle materie prime più povere della tradizione e sto lavorando ad un corso d’impiattamento interamente online. È un progetto a cui tengo moltissimo e che nasce dalla voglia di non fermarsi mai. È un momento storico unico nel suo genere, di grande difficoltà. Per come la vedo io però, soprattutto ora, le nuove opportunità non nasceranno domandandosi “cosa posso fare per me stesso?” ma piuttosto “come posso essere d’aiuto agli altri?”. Di questo sono e sarò sempre convinto.
11 febbraio 2021
Redazione DolciEccellenze