Ristorazione

Una triade vincente in cucina? passione, serietà, umiltà

Oggi la nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare Maria Gianina Barcan, talentuosa Chef dalla cucina ricercata. Ecco cosa ci ha raccontato.

Chef Maria Gianina Barcan

Ciao Maria Gianina, grazie per aver accettato l’invito della nostra redazione. Ci parli un pò di te? Come sei approdata al mondo della ristorazione?

Buongiorno e grazie a voi per avermi invitata. Sono Maria Gianina Barcan, ho 43 anni e vivo nella splendida Verbania, città affacciata sul Lago Maggiore. Sono Chef e mamma di un bellissimo bambino. Sono approdata nel mondo della ristorazione qualche anno dopo aver terminato gli studi alla scuola ad indirizzo turistico ed alberghiero nella mia città natale.

Cosa significa per te cucinare? Dove trovi gli stimoli giusti per ideare e creare prodotti di qualità e quali sono secondo te le doti essenziali che non possono mancare in uno chef di successo?

Il semplice “cucinare”, per me significa tutto e niente. Cucinare nel senso letterale del significato non mi stimola particolarmente. Ciò che in realtà mi stimola e mi entusiasma è creare in cucina, mettendo sempre in ogni ricetta, ogni preparazione, le proprie emozioni, i propri sentimenti, dare libero sfogo alla fantasia e alla creatività, mettendo in pratica i vari insegnamenti ricevuti nel tempo nei posti in cui ho lavorato, ma anche rischiando mettendo un pizzico di sana voglia di mettersi in gioco, cercando di dare eleganza anche a delle semplici ricette con pochi ingredienti, quello sì, è cucina per me.

Le doti fondamentali che non possono mancare per essere uno chef di successo secondo me sono tante, ma la più importante è e rimane sempre l’umiltà! Poi sicuramente oltre alle doti personali sono anche fondamentali: la preparazione, la professionalità, la cura nel non diffondere informazioni sbagliate per quanto riguardo tutto il mondo culinario.

Hai avuto dei riflessi negativi sulla professione dovuti al coronavirus? Ha influito sul tuo modo di approcciarti alla professione e anche alla vita?

Il coronavirus ha influito molto sul mondo della ristorazione. Purtroppo non sempre è facile, ma si cerca di reinventarsi sempre e andare avanti. In realtà, io non ho avuto riflesso negativo sulla mia professione perché dalla nascita di mio figlio ho accantonato l’attività esterna e mi sono dedicata alle collaborazioni con aziende italiane che mi inviano i loro prodotti e mi consentono di presentare mie creazioni personali. Questo tipo di collaborazione mi soddisfa perché mi permette di esprimermi senza restrizioni e soprattutto mi gratifica perché sono supportata da aziende italiane con una storia centenaria importante alle spalle, cito ad esempio l’azienda Tonno Maruzzella e Cioccolateria Majani, di cui mi pregio essere chef ambassador.

Quali sono gli aspetti che ami di più nel tuo lavoro? Ci parli un pò di questa figura sempre più diffusa dello chef “privato” e a “domicilio”?

 Nel mio lavoro amo la responsabilità e allo stesso tempo la fiducia che, il cliente pone in te. Cerchi di dare il meglio per non deludere. Lo chef privato e chef a domicilio sono due mestieri diversi. Sembrano simili ma ci sono alcune differenze. Lo chef a domicilio è colui che ha in mano tutto. La responsabilità gli appartiene totalmente, il cliente deve solo assaporare il menù concordato insieme. Lo chef privato invece, non ha tutta questa responsabilità, deve più che altro eseguire. Potrebbe seguire il cliente anche nei suoi viaggi, è una sorta di personal trainer della cucina a lungo termine.

È una domanda che poniamo spesso ma ci teniamo particolarmente: quali sono i tuoi sogni e le tue ambizioni per il futuro? La tua professione ti rende felice? Ti senti di ringraziare qualcuno in particolare che ti ha valorizzato nel tuo percorso?

Ci sono momenti nella vita di un cuoco dove anche il semplice odore di cibo, provoca nausea. Ma poi si torna sempre lì, ai fornelli. I miei sogni non sono tanti, in primis la salute, poi se tutto lo permette, arricchire le mie conoscenze nel campo gastronomico. Il mio percorso in cucina è stato altalenante e, se ho scelto questo mestiere ringrazio lo chef Fabrizio Bevilacqua, uno dei proprietari del ristorante “Bacchus il pesce e il vino” di Fiumicino il quale, sin dall’inizio ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di imparare a stare nella cucina di un ristorante e mi ha trasmesso la sua passione per questo mestiere. La mia professione però, non mi ha reso sempre felice, non è un mestiere facile. Però la voglia di migliorare e di mettersi in gioco nell’esecuzione di una ricetta nuova, questo mi rende felice!

20 marzo 2021

Redazione Dolci Eccellenze